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Il seguente articolo è una parte del secodo capitolo del libro scritto da
Jole Baldaro Verde
con la collaborazione di Rossella Nappi:
"Donne Nuove" L'universo femminile nel terzo millennio"
Ed.Franco Angeli, 2002
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Capitolo Secondo: L'identità sessuale e le sue tappe critiche
1. Dal dimorfismo sessuale all'identità sessuale
Essere maschio o femmina ha da sempre coinciso con il dato biologico del-la differenza anatomica fra i due sessi. È questa peraltro solo il prodotto finale di un lungo e difficile percorso. La differenziazione sessuale è infatti un processo estremamente complesso che inizia al momento del concepimento con la formazione di un corredo cromosomico XY nel maschio e XX nella femmina (sesso genetico) e che si conclude con lo sviluppo della piena capacità riproduttiva dell'individuo al momento della pubertà. I comandi genetici condizionano lo sviluppo della gonade maschile e femminile, testicolo e ovaio, (sesso gonadico) che attraverso la produzione di ormoni specifici (steroidi sessuali), estrogeni e androgeni, comportano lo sviluppo degli organi sessuali interni (sesso somatico) e dei genitali esterni, alla nascita, e dei caratteri sessuali secondari (sesso fenotipico), peluria, barba, mammelle, ecc., alla pu-bertà. La ricerca scientifica in questi ultimi anni sta dimostrando che geni pre-senti sull' X o sull' Y, oltre che sui cromosomi non sessuali, possono condizio-nare nel loro insieme lo sviluppo delle gonadi e numerosi stati di patologia della differenziazione sessuale e di sterilità primaria possono derivare da mutazioni nei geni coinvolti nelle diverse fasi di questo complesso percorso o da alterazioni dell'azione degli ormoni sessuali a livello delle strutture bersaglio.
Gli ormoni sessuali sono fondamentali per l'organizzazione morfofunzionaIe in senso maschile e femminile del sistema nervoso centrale garantendo così l'acquisizione di "talenti" diversi a seconda del sesso, del nostro sentirci orientati sessualmente (sesso psicologico), nonché di funzioni a carico di dif-ferenti organi e apparati che condizionano la biologia maschile e femminile. È importante ricordare a questo proposito che lo sviluppo intrinseco del sistema nervoso centrale è di tipo femminile, a meno che non si verifichi in un'epoca ben precisa della vita prenatale (tra la 12a e la 18a settimana nella specie umana) un'esposizione all'azione degli androgeni. La scoperta porta all'ipotesi che stimoli ambientali e relazionali possano agire sul sub-strato biologico costituito dal sistema neuroendocrino durante alcuni periodi critici del ciclo vitale e influenzare in tal modo l'organizzazione delle aree cerebrali che condizionano il dimorfismo psicologico, cioè quei tratti com-portamentali associati allo stato biologico di maschio e femmina.
2. L'importanza del ruolo sessuale
Ogni essere umano, dalla nascita alla morte viene a far parte, quale nuovo personaggio, di una "commedia" (il ciclo della vita umana di Erickson) in più atti. Ognuno di questi atti prevede scene diverse, all'interno delle quali il/la "protagonista" dovrà recitare, insieme ad un numero vario di altri attori, le parti che gli verranno assegnate dal copione stabilito culturalmente e che costituiranno i suoi "ruoli". Saranno ruoli che in qualche modo fanno parte di quelli che Jung chiama archetipi: il bambino/a, l'orfano/a, il/la fanciullo/a, la madre, il padre, il guerriero, il/la guaritore/trice, il/la re/regina, il/la vecchio/a, il/la mago/a ecc., e che dovranno essere interpretati secondo copioni anche questi stabiliti culturalmente. I ruoli saranno diversi, in dipendenza dalla scena e degli altri attori che influiranno sulla sua recitazione e che lo condurranno, nel secondo atto, quello costituito dalla seconda infanzia, a cer-care di ottenere il successo attraverso la dimostrazione di molte doti o capacità. Il senso della storia, emozioni, affetti, sentimenti dovranno risultare chiari non solo dalle parole (linea cognitiva), ma dal tono della voce, dai gesti, dai movimenti del corpo (linea affettiva-relazionale). Non è inoltre sufficiente aver memorizzato perfettamente il testo, ma la propria recitazione dovrà essere in totale armonia con quella degli altri attori e dovrà ottenere l'approvazione del "pubblico", degli "Altri". "Che cosa penseranno gli Altri"? Dice la madre alla fanciulla ritenuta "troppo" libera.
Nella commedia umana il ruolo sessuale ha una enorme importanza fin dal momento della nascita quando, sulla base del sesso anatomico, il neonato viene riconosciuto e denunziato all'anagrafe come maschio o femmina. Money e Tucker definiscono il complesso di atteggiamenti e comportamenti del maschio adulto, come quelli della femmina, preceduti da "prove" infantili, come una vera e propria "rappresentazione" legata ad un preciso ruolo sessuale. Infatti, la parte che si dovrà recitare nel corso della vita adulta viene assegnata e condizionata fin dal momento della nascita, non solo dal sesso anatomico, ma dagli stereotipi o dai modelli "culturali" cui ognuno, si dovrà riferire.
Per millenni, quindi, non solo la diversità del corpo ha differenziato gli uomini dalla donne, ma i loro ruoli, rigidamente fissati dalla cultura sulla base del sesso anatomico-anagrafico (sesso giuridico). Pertanto, al dato biologico del dimorfismo sessuale, che ci vedeva divisi in due sessi dalle caratteristiche anatomiche e fisiologiche distinte, faceva da contraltare il concetto di ruolo sociale maschile e femminile psicologico ed era, a sua volta legato a quello che verrà denominato il ruolo di genere (per la donna la moglie, la madre) che condi-zionava il dimorfismo. Vedremo come anche questo, sia legato ad una acquisizione precedente: l'identità di genere che deve essere intrapsichicamente accettata e condizionerà anche la meta verso cui si dirige il desi-derio sessuale non necessariamente finalizzata alla procreazione
3. Dal concetto di identità a quello di identità sessuale
In psicologia l'identità viene definita come "il senso del proprio essere continuo attraverso il tempo e distinto, come entità, da tutte le altre", ma l'identità sessuale è concetto che non appare nel Dizionario di Psicologia, né in quello psicoanalitico. Nel modello psicoanalitico "ortodosso" che condanna tutti gli uomini a superare il complesso edipico (desiderio di uccidere il padre per poter avere un rapporto sessuale con la madre) e ritiene tutte le donne afflitte dall'invidia del pene (simbolo del potere maschile), non trova posto un percorso epigenetico in cui con la componente intrapsichica si inte-grano, alla pari con quella biologica, le componenti relazionali e culturali. Il termine "identità", senza l'aggiunta di alcun aggettivo che la qualifichi, viene usato da Freud una sola volta e con il significato di "costruzione psichica" comune al disperso, e da molti disprezzato, popolo ebraico. Freud peraltro sottolinea come proprio alla sua identità di ebreo dovesse la propria libertà intellettuale e l'immunità dai pregiudizi che limitavano gli "aItri".
Alla fine degli anni sessanta, Erickson, che per primo coglie l'importanza di questo concetto, lo pone quale punto di riferimento comune a scienziati di estrazioni diverse e ne sottolinea inoltre sia il contenuto "relazionale" che quello "dinamico". Parlare di identità significa infatti non solo mettere in lu-ce le differenze tra gruppo e gruppo o tra persona e persona ma evidenziarne le "crisi". Nello stesso periodo sia Money e Tucker che Stoller portano alla ribalta scientifica una nuova affascinante ipotesi ontogenetica relativa alla differenziazione sessuale e coniano il termine identità di genere, termine che si riferisce non solo all'identità biologica, ma all'accettazione intrapsichica della stessa. L'identità di genere così intesa viene distinta dall'identità legata al ruolo sociale che, a partire dalla preistoria, differenziava gli uomini dalle donne. L'introduzione del concetto di identità di genere prelude a quello di identità sessuale, delinea un nuovo modello di mascolinità e di femminilità e, ampliando la bipolarità del dimorfismo sessuale, ne chiarifica le possibili de-viazioni relative al genere, al ruolo e alla meta verso cui può venire indirizzato il desiderio sessuale. L'ontogenesi dell'identità sessuale e le problematiche cliniche derivanti da turbe della stessa rappresentano dunque un passo avanti sia nell'universo psicologico che in quello clinico.
4. L'identità sessuale: concetto evolutivo e dinamico
Il concetto di identità sessuale, peraltro, non è solo multifattoriale in quanto integra fattori biologici, psicologici e sociali, ma è anche evolutivo e dinamico.
L'evoluzione dell'identità di persona, di cui quella sessuale è la com-ponente significativa e distintiva, si articola, infatti per Erickson, in stadi per ognuno dei quali l'Autore postula "una interazione fra certe qualità da cui, in condizioni favorevoli, emerge una nuova virtù o forza vitale". Ogni stadio prevede un periodo critico, il quale comporta generalmente una modificazione del corpo accompagnata dalla necessità di adeguare la psiche al cambiamento, per giungere ad un nuovo e differente livello. Questo processo viene denominato ristrutturazione e rappresenta il fattore dinamico dell'identità sessuale. I periodi critici sono caratterizzati dall' evoluzione del sistema neuroendocrino che modifica il sé somatico e dalla capacità di rispondere in mo-do adeguato a più complesse richiese dell'ambiente. Questo comporta un contemporaneo cambiamento del sé psicologico. Gli stadi di Erikson che, fi-no alla maturità sociale (raggiungimento della maggior età) sono sei, per quanto concerne l'identità sessuale, vengono da Fornari divisi in due "contenitori": sessualità pregenitale e genitale intese in senso diverso da quanto ipotizzato da Freud.
Il termine pregenitale si riferisce infatti ad una sessualità "inibita alla meta", che non tende cioè al rapporto coitale, caratterizzata dall'erotizzazione di "zone" che vengono sollecitate da stimoli provenienti dalla relazione "privilegiata" con la madre o chi ne fa le veci e qualificate dal piacere.
La sessualità pregenitale comprende il periodo che va dalla nascita alla. pubertà. Due fasi quindi, prima e seconda infanzia, che, nel loro complesso, richiedono l'intreccio di tre componenti:
1. il genere somatico (sesso genetico, gonadico, fenotipico) quale indicatore biologico della futura identità sessuale. L'accettazione del proprio corpo e di tutte le sue funzioni è un bisogno essenziale e viene appagato solo dalla conferma, nella realtà, dell'Immagine di Sé interna sovrapposta a quella inviata dalla madre. Lo sviluppo dell'Immagine corporea, così come quello dell'Immagine psichica di Sé devono essere considerate processi evolutivi. Al rispecchiamento corretto dell'Immagine corporea da parte della madre ed alla erotizzazione del corpo, sempre da lei permessa, andranno aggiunte l'accettazione del ruolo sessuale e la definizione della meta libidica;
2. il ruolo di genere, quale indicatore psicologico, espressione di comportamenti precursori della futura identità sociale di ruolo. II ruolo di genere è stato per millenni considerato "innato" e, in questo senso, ha attribuito al sesso femminile dei bisogni, che condurrebbero la femmina, cui sarebbe legato l'istinto materno, a giocare con le bambole ed attuare una serie di comportamenti preparatori al futuro ruolo di "colei che si prende cura di" e quindi a dimostrare doti di empatia, dolcezza, tenerezza, ecc. Viene inoltre attribuito al sesso femminile il bisogno di essere protette (che viene spesso interpretato come bisogno di dipendenza). Il maschio invece, presente-rebbe, sempre innato, un bisogno di autonomia, di indipendenza e di competitività. A lui quindi si richiede di essere, fin dalla prima infanzia, coraggioso, forte, aggressivo, ecc.;
3. l'identità di genere, come intreccio tra genere biologico (corpo) e ruolo di genere psicologico (psiche), cioè non solo la consapevolezza del proprio sesso anatomico (percezione della differenza tra i genitali maschili e quelli femminili), ma l'accettazione intrapsichica di questa differenza.
La sessualità genitale inizia dopo la pubertà, generalmente durante l'adolescenza, richiede il raggiungimento dell'identità di genere e comprende tre fasi: adolescenza, maturità, senescenza. È costituita anch'essa dall'intreccio di tre componenti:
1. il riconoscimento del piacere erotico (differente da altri tipi di piacere) proveniente dalla stimolazione degli organi genitali e dalle fantasie sessuali;
2. il poter vivere un rapporto sentimentale condiviso;
3. il poter agire un rapporto sessuale completo in quanto solo un partner con-ferma, attraverso questo rapporto, l'identità che si ritiene propria.
La prima componente è preceduta da un comportamento precursore: la masturbazione; la seconda da un altro comportamento precursore: l'innamoramento infantile; la terza da indicatori biologici: per la femmina il menarca, per entrambi i sessi il cambiamento relativo alla comparsa dei caratteri sessuali secondari che mette in evidenza l'avvenuta maturazione dei caratteri sessuali primari.
La sesta fase, la vecchiaia comporta in un certo senso una fisiologica "regressione" alla sessualità pregenitale.
Si è detto che l'identità sessuale, oltre alla componente evolutiva, di cui sopra, presenta ancora la caratteristica di essere dinamica in quanto, anche quando ha raggiunto la certezza, può andare in crisi e ristrutturarsi su basi nuove. Nei periodi critici infatti possono cambiare
1. Il corpo - pensiamo alle trasformazioni somatiche fisiologiche che acca-dono in seguito alla pubertà, alla gravidanza, alla menopausa, a quelle, a quelle patologiche in seguito a mastectomia, isterectomia o a malattie invalidanti;
2. La psiche - valutiamo l'effetto dei traumi legati a tutti i rapporti "privilegiati" (genitori, figli, partner, amici cari) che possono cambiare, o rompersi per separazione, abbandono, morte;
3. Le condizioni ambientali - prendiamo in considerazione l'influenza che anno sulla nostra vita i cambiamenti obbligati di lavoro, di casa, di città, di nazione. L'identità sessuale quindi, per rimanere salda, deve andare incontro, per ogni crisi, a modificazioni anche profonde che riguardano generalmente il ruolo.
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